Tadasana

Tadasana, Ajna e MuladharaE' una delle posizioni di base dello Yoga e viene utilizzata come punto di partenza delle asana che vengono praticate in piedi.

"Tada" in sanscrito significa montagna, Tadasana è dunque la Posizione della Montagna ed è simbolo di fermezza, di stabilità e di equilibrio. L’immobilità e la stabilità di quest’asana ci aiutano a radicarci e a trovare il nostro centro. Tadasana simboleggia anche il secondo aforisma di Patanjali: ‘Yoga chitta vritti nirodah’, ovvero "lo yoga quieta (nirodha) i vortici (vritti) della mente (chitta)" e anche “assenza di reazioni mentali agli stimoli esterni”. Infatti la montagna è esposta a tutte le avverse condizioni atmosferiche: pioggia, vento, bufere e uragani, tuttavia rimane ferma e stabile nel suo punto di equilibrio.

La pratica: la sensazione è quella di un piacevole allungamento, dove la schiena, la colonna vertebrale, e i muscoli delle gambe si distendono. Proseguendo con la pratica si avvertirà l'allungamento dei muscoli addominali, con conseguente distensione dell'intestino e dello stomaco che miglioreranno nel loro funzionamento. Non a caso questa posizione è indicata anche a chi soffre di costipazione. Praticare questa posizione dà degli immediati benefici alla colonna vertebrale, alle spalle e alla schiena liberandole dalle tensioni.

E' un'ottima asana da eseguire al mattino, per eliminare le rigidità della notte ed ottenere un buon equilibrio psicofisico.

A livello psichico Tadasana lavora su Muladhara Chakra e Ajna Chakra.

Il Muladhara chakra, ovvero ‘il sostegno della base’, è localizzato al centro del perineo tra l’ano e i genitali ed è qui che si colloca l’ingresso della sushumna, ostruito da Kundalini. Sushumna è forse il più importante dei canali di energia. Si situa nel Merudanda (Danda: bastone; Meru: la montagna, asse del mondo della mitologia Indù), ovvero nell'asse cerebrospinale che parte dall'estremità inferiore del tronco fino ad arrivare all'estremità della testa, la cosiddetta corona. Sushumna viene descritta come di colore rosso fuoco.

L’organo di senso rapportato al muladhara è il naso, sede dell’olfatto, mentre l’organo di azione sono i piedi, in diretto contatto con la terra, ancorati a essa dalla forza di gravità, ma al tempo stesso basamento che permette al corpo di alzarsi e tendere verso l’alto.

La caratteristica principale di questo chakra è la durezza, per cui la concentrazione operata su muladhara favorisce il rafforzamento e la stabilità.

Il bijamantra è «lam», cioè la lettera sanscrita «la» nasalizzata, ovvero pronunciata facendola risuonare nel naso. E' il bijamantra del dio Indra, signore degli dei nel periodo più antico della civiltà indù, quello incentrato sulle sacre raccolte dei Veda.

E’ anche detto il chakra della Grande Madre. Il suo simbolo comprende, andando dall’esterno verso l’interno, un fiore a quattro petali con inscritto un quadrato. Il numero 4, espresso dai petali del fiore, è il simbolo della manifestazione universale. E' l’Essere che si è materializzato. Il quattro è pertanto tutto ciò che esiste nella realtà fenomenica. Quattro è il numero della Terra, materia passiva che non crea ma contiene tutto ciò che si crea a partire da lei. Il suo valore è quindi di potenzialità.

Il quadrato è la rappresentazione geometrica del quaternario (anche detto neozoico, il periodo geologico più recente, quello nel quale viviamo); in tutte le tradizioni è assimilato alla terra, che in questo senso diventa l’elemento base di partenza di tutti gli sviluppi successivi, l’insieme «coagulato» di tutti gli elementi che progressivamente troveranno una loro esistenza individuale. Il quadrato implica, infatti, un’idea di solidificazione e di stabilizzazione. Nel tempio indù il quadrato è fissazione, cristallizzazione dei cicli celesti.

La Terra è la Grande Madre da cui scaturisce ogni essere. Il significato stesso del nome di questo chakra conferma il senso di “origine” che contraddistingue questo primo livello energetico: muladhara significa infatti “radice”, ovvero principio-energia capace di assicurare sviluppo e nutrimento a ogni cosa. In questo chakra, quindi, la materia, coagulatasi, è onnipotente e “nutre” tutto il divenire. Lo yoga attribuisce al primo chakra il senso legato alla parte più antica del cervello, il rinencefalo, cioè l’odorato. Inoltre vi ricollega il piede, legato fisicamente al rapporto con la terra, e il parto, legato alla conservazione e perpetuazione della vita.

Da un punto di vista fisico possiamo individuare in questa zona (al centro del perineo tra l’ano e i genitali) il tratto terminale del midollo spinale e in particolare le radici sacrali del parasimpatico e il plesso sacrale. Questa fascia neuro-vegetativa è legata effettivamente a quelle funzioni che già lo yoga attribuisce a questa ruota, cioè il parto, ovvero a) la nascita, la possibilità di rendere manifesta al mondo una nuova vita, b) l’erezione e lubrificazione ovvero la possibilità di muovere energia sessuale verso l’alto o verso l’esterno (basso), c) la minzione e defecazione ovvero la possibilità di muovere energia di «rifiuto» verso l’esterno.

Tadasana a livello energetico lavora sul meridiano di Intestino Crasso. Quando questo meridiano è in squilibrio può portare introversione, difficoltà a rilassarsi e malinconia. A livello fisico può causare stipsi e disturbi respiratori, e una sensazione di debolezza.

La pratica costante di Tadasana riporta energia in questo meridiano provocando una sensazione di grande leggerezza.

Ajna (percepire, sapere e anche comando) Chakra è localizzato tra le sopracciglia, in mezzo alla fronte, nella posizione del terzo occhio. Ha due petali bianchi che simboleggiano i due emisferi del cervello. Qui Ida e Pingala Nadi si incontrano con Sushumna Nadi. Sul petalo di destra è rappresentato il sole, su quello di sinistra la luna oppure, più comunemente, due lettere sanscrite. Nel fiore è inscritto un triangolo a punta in giù, che si congiunge con un lingam. L’elemento è l’etere.

Ajna, il chakra “dove si realizza il comando”, per taluni maestri si visualizza anche di colore viola. In questo chakra si ritrova la dimensione mentale sottile, il senso dell’ego e l’intelletto. E' associato al midollo, sesto tessuto costitutivo del corpo umano secondo l’Ayurveda.  È l’ultimo chakra collocato all’interno del corpo fisico.

Il 2 è il numero della prima polarizzazione. Qui i due termini iniziali, virtuali, sono rappresentati coesistenti, sole e luna, e nell’atto di riunirsi: il lingam che letteralmente penetra il vertice del triangolo, la yoni, come per generare. Il 2 è il simbolo di tutte le dualità per cui esistiamo, così cielo e terra sono la polarizzazione dell’unità primordiale, il processo della manifestazione cosmica che implica la separazione in due metà dell’uovo del mondo. Il 2 esprime, perciò, l’archetipo di tutte le complementarità esistenti. E' il simbolo, quindi, di tutte le dualità, ovvero di tutto ciò che è presente o può essere presente nel cosmo-microcosmo. In questo chakra risiede il potere che sovrintende e dirige la possibilità di ogni manifestazione o non manifestazione del corpo e della mente, della materia e dello spirito. E' il centro che dà il via, l’assoluta potenzialità, come dice il suo nome stesso, ajna, «centro del comando». Inoltre ajna, contenendo il germe di tutte le dualità, è anche implicitamente la possibilità di conoscerle a priori, avendole in sé come acquisizione diretta, prima ancora che si manifestino, ovvero la possibilità di preveggenza. Questo chakra, letto attraverso alcuni dei suoi simboli, rappresenterebbe quindi la possibilità di sovrintendere a ciò che sta sotto come a ciò che sta sopra ovvero di autodeterminarsi; la possibilità di terminare il processo di individuazione, svincolandosi dal mondo esterno, cioè dall’apparenza delle separazioni, come conseguenza dell’acquisita capacità di superamento delle dualità (il due converge in uno) e dei cicli di morte—rinascita. La coscienza di questo chakra apre e fa cadere il “velo di maya”, l’illusione delle apparenze del mondo. Nell’Ajna Chakra termina la dualità e si sperimenta l’unicità. Le sillabe sanscrite sui petali sono bianche: HA e KSHA, e simboleggiano la forza distruttrice e creatrice della manifestazione.

Nel settore individuato da questo chakra si trovano il diencefalo e due ghiandole di importanza fondamentale per il controllo e la regolazione di tutto l’organismo: l’ipofisi e l’epifisi. L’ipofisi è di derivazione ectodermica e controlla tutto l’organismo, perché controlla le ghiandole endocrine. Ciò che avviene nel sistema diencefalo-ipofisario prefigura, quindi, le modificazioni corporee o psichiche che si manifesteranno nell’individuo. Una disfunzione di questo sistema comporterà, pertanto, uno squilibrio in tutte le funzioni psico-fisiche dell’individuo. Se nella tradizione orientale dello yoga ajna è «il centro del comando», nella tradizione alchemica occidentale ritroviamo l’ipofìsi simboleggiata da Giove, il re degli Dei, colui che dispone e controlla l’operato di tutti al di sotto di lui. D’altra parte la mitologia greca ci ricorda che Giove è a sua volta figlio di Saturno, il primo dio nato, la forza costringente, il determinismo, colui che costringe gli spazi liberi e luminosi nella scura materia. Nella tradizione alchemica, questo dio primigenio è posto a simbolo di un’altra ghiandola che si trova nella sfera di influenza dell’ajna chakra e a cui forse meglio ancora si adatta l’attributo di “terzo occhio”, l’epifisi, piccola ghiandola a forma di pigna di meno di 1 cm di lunghezza e 150 grammi di peso, situata a livello della parete posteriore del terzo ventricolo, a cui è collegata tramite un peduncolo, come l’ipofisi. Allo stato attuale della ricerca, i bioritmi epifisari sembrano controllare il tono dell’umore, l’equilibrio ormonale, l’equilibrio immunitario e sembrano avere azione antistress. In sintesi, le funzioni organiche corrispondenti a questo chakra sono il controllo sull’equilibrio dell’intero psico—soma, il controllo della capacità di auto riconoscimento o mantenimento dell’integrità della propria individualità, l’interiorizzazione di capacità visive prima dirette all’esterno, con maggiore possibilità di autoregolazione e auto sincronizzazione. Se le funzioni sono queste, ancor più si comprende come l’apertura di questo chakra permetta di avere la coscienza e il ‘controllo’ sull’intero microcosmo umano, di sollevare il velo di maya, le illusioni, liberando l’individuo dallo spettro dell’incoscienza totale, che sempre tenta di riassorbirlo in sé.

Il bijamantra qui è l’AUM.

Questo chakra influenza il mesencefalo, dove vengono assorbiti tutti gli stimoli nervosi per poter essere inviati a tutte le altre parti del cervello.

Il risultato del disallineamento del chakra del terzo occhio può dare problemi di vista, emicranie e senso di stordimento e capogiri.

La persona che si concentra intensamente e medita su questo chakra distruggerà gradualmente gli effetti negativi delle sue azioni inappropriate, sia della vita attuale, sia delle vite precedenti. Inoltre otterrà i famosi siddhi.

Questo è il chakra del perdono, verso se stessi e verso gli altri.

Avvertenze per la pratica di Tadasana: quando si pratica Tadasana è bene porre attenzione ad abbassare il sacro ed alzare il pube. Questo accorgimento permette di rilassare gli organi addominali e quindi il cervello, o meglio, la parte del cervello frontale e razionale si rilassa, mentre si attiva la parte basale e posteriore, la parte intuitiva. Quando si entra e si permane in uno stato di quiete, ma si è nello stesso tempo presenti, attivi, coscienti, nel e del corpo, si scopre l’essenza del nostro essere più profondo ”lo spirito”, il Brahman.

Tadasana, nella sua ‘semplicità’ è una grande posizione. E’ il simbolo del desiderio di trascendere l’Io e di congiungersi con l’Eterno, con l’Assoluto, è un punto sacro di incontro tra terra e cielo. Serve anche a conquistare la consapevolezza della verticalità e... perfezionarla. L'influenza che lo "stare ritti" ha sulla nostra psiche e sulle nostre emozioni (oltre che sulla salute, naturalmente) sono molte più di quanto possiamo immaginare. Pensiamo, ad esempio, a come ci "incurviamo" sotto il peso dei problemi che ci assillano. Oppure osserviamo (stando ben posati sui piedi) la condizione di slancio verso il cielo, e come noi, esseri fortunati (quando consapevoli di questo innalzamento), diveniamo antenna di collegamento tra la Terra e il Cielo.

Assumere la posizione di Tadasana è dunque un "processo" di consapevolezza e di perfezionamento della propria verticalità... senza nulla togliere alla bellezza delle "posizioni orizzontali".

Fonti: www.Shivapatti1.wordpress.com taracenter.it; leviedeldharma.it; alkaemia.it; books.google.it;