Disidentificarsi
La settimana scorsa abbiamo parlato della mente e delle sue funzioni.
Abbiamo visto come "manas" sia in uno stato di cambiamento continuo.
Quali passi possiamo fare per iniziare a disidentificarci? Il primo è sicuramente l'autosservazione. Sì, ma cosa osservo? Il dialogo interiore, quella vocina che sentiamo nella nostra testa.
Cambiare il proprio dialogo interno può essere di grande aiuto. Quando lo specchio della mente ci propone attrazione o repulsione possiamo trasformare le parole “voglio questo o quello” oppure “odio questo o quello” in “la mente vuole questo o quello/la mente odia questo o quello”, poiché non c’è un io che prova attrazione o repulsione, ma è lo schema mentale individuale, le impressioni profonde ricevute, lo schema mentale abitudinario che vuole soddisfare quell’attrazione o quella repulsione.
Lo Yoga spiega le ragioni per cui l’individuo non sperimenta lo Stato di Auto-Realizzazione affermando che il motivo risiede nell’identificazione della pura coscienza con i modelli profondi di pensiero (vrittis) del campo mentale (chitta).
Il problema è che “Io” si identifica con tutte le modificazioni della mente, Vrittis, e ognuna di esse è un esso che non ha nulla a che fare con chi io sono.
Comprendere che sono le Vrittis a provare attrazione, o avversione, o paura è un passo fondamentale nel sentiero dell’auto-realizzazione. Una delle maniere più immediate per correggere quest’equivoco sta nello smettere di dire “io voglio” e passare a “lei vuole”. Ciò non vuol dire non essere responsabili dei propri pensieri e quindi parole e azioni, ma semplicemente che quei pensieri non sono ciò che veramente “io” sono.
Ci proviamo?
Fonte: http://kriyayoga.altervista.org, rivisitazione